Sono più di due milioni di schiavi del gioco, e lo stato ci guadagna. La storia vera di Mauro.

Sempre di più i giocatori compulsivi anche in Italia
Le persone a rischio, i giocatori compulsivi, in Italia sono circa 80.000 (a rischio elevato), 700.000 a rischio moderato e 2 milioni a rischio lieve. Veramente troppe le persone che non sono in grado, come per ogni dipendenza, di trovare un'equilibrio tra la loro passione e la vita reale; in questo caso tra quanto "investono", o meglio buttano, nel gioco e quanto sono effettivamente in grado di spendere. 
Si va da coloro che si affidano ad una saltuaria slot machine o puntata al superenalotto per sconfiggere la noia o avere una speranza in più per un futuro che sembra grigio. Complice poi il senso di vergogna generalmente associato al gioco, specialmente da una certa fascia della popolazione, la vittima non chiede aiuto ne cerca di spiegare la propria situazione ed in tal modo aggrava la sua malattia, così come accade per altre forme di dipendenza o per la depressione.

Ma quali sono i principali sintomi che permettono di riconoscere un giocatore compulsivo e quindi di aiutarlo?

I sintomi principali sono inanzitutto un eccessivo coinvolgimento nelle azioni di gioco. Passa la maggior parte del tempo a pianificare e a rivivere le azioni di gioco (come un serial killer che non pensa ad altro che alle sue vittime), ed ha una necessità quasi fisica di giocare sempre somme di denaro maggiori per raggiungere lo stato di eccitazione desiderato.

Come ogni altro drogato il giocatore d'azzardo ha probabilmente tentato più volte, senza successo, di controllare, ridurre o interrompere le azioni di gioco. Mente agli amici, al terapeuta e ai familiari per nascondere le somme di denaro che ha perso e ricorre spesso a metodi illegali per procurarsi la materia prima da "investire". Il gioco, come tutte le dipendenze, è una malattia cronica e grave e per questo va adeguatamente curata. Sono processi difficili da affrontare così come l'alcolismo e la dipendenza da supefacenti. I medici, si stanno sempre più orientando verso le cure specialistiche che cercano di approntare dei modelli di cura sulle diverse tipologie di giocatore.


E nonostante questo nel 2011 lo Stato ha raccolto quasi nove miliardi di euro, attraverso le tasse su giochi e scommesse. L'amministrazione dei monopoli che gestisce il gioco pubblico (Aams) ipocriticamente lancia campagne di informazione sul divertimento sicuro "ricordati di giocare con moderazione" ma guadagna proprio su queste situazioni.

La storia che segue è vera e da un'ottima descrizione di quanto accade ad un giocatore dipendente dal gioco d'azzardo

Mauro, un uomo del sud di circa 58 anni, racconta: "Ho lavorato per circa 40 anni presso una fabbrica di cartoni, ci ho messo l'anima in cio' che facevo – nonostante il mio sogno fosse stato lavorare in un ufficio con giacca, cravatta, e 24 ore alla mano – ed ogni fine mese facevo festa con la mia famiglia per lo stipendio ricevuto, ma ad un certo punto della mia vita, forse per il tenore di vita che andava sempre più crescendo intorno a me, forse perché stanco di non dormire la notte per cercare di far bastare i soldi per moglie e sei figli, mi son detto basta! Basta della solita vita, basta di accontentarsi di 900 euro al mese, basta di rinunciare a prendere un caffé al bar con gli amici, basta a dover dire bugie ai propri figli quando ti chiedono di andare a calcetto o a nuoto, basta! Comincio così a frequentare, in preda ad una forte crisi esistenziale, un bar con all'interno una sala privata zeppa di slot machine, tavoli da poker; entro per la prima volta, vinco circa seimila euro e in preda all'euforia e alla voglia di dire finalmente basta alla vecchia vita mediocre continuo... continuo... continuo... per due, quattro, sette anni, comincio a trascurare la mia famiglia tornando sempre tardi la notte con addosso la puzza di alcool e fumo, sino ad arrivare alla fatidica notte del 10 febbraio 2007 – una notte che non dimenticherò mai, anche perché è stata quella notte che ho perso definitivamente mia moglie ed i miei ragazzi, è stata quella maledetta notte che ho perso per sempre la mia vita – dopo aver perso o per meglio dire dopo aver addirittura messo in gioco un pezzo di terreno avuto dal mio povero papà poco prima di morire, torno a casa ubriaco fradicio e comincio a picchiare ferocemente la mia bambina di cinque anni perché, in preda ad una forte febbre piangeva...
piangeva e sembrava non smettere mai, e comincio a picchiarla forte, sempre più forte per farla smettere, sino a farla andare in ospedale e procurarle ferite sul corpo. Sono stato denunciato, messo in carcere ed ora sono felice di essere stato rinchiuso da circa un anno in un centro di recupero – proprio come un tossico dipendente – ma dopo tutto il male procurato alla mia famiglia, quanto sto scontando non mi sembra mai abbastanza. Ho perso tutto, lavoro, moglie, figli, amici che non vedo da circa quattro anni, ma nonostante tutto voglio continuare a lottare contro questo cancro, guarire e far capire al mondo che sono un uomo diverso, diverso da quell'animale maleodorante che se avesse potuto si sarebbe giocato la sua stessa vita".

 Articolo tratto da: http://www.pontediferro.org/articolo.php?ID=2345

Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...