Non censurate il poker ma la pubblicità

Una scena del film incriminato (fonte Repubblica.it)
E' bastata la presentazione del film di Gianluca Mingotto, il primo titolo dedicato interamente al ‘poker texano’ (Texas Hold'em) perché il presidente di Primo consumo, Marco Polizzi, a fine proiezione annunciasse: "Pensiamo di scrivere al ministero dei Beni culturali per chiedere il divieto ai minori di 18 anni, come è vietato il gioco d'azzardo".

"Noi parliamo specificamente del Texas hold'em, quindi il poker sportivo, che ha molto poco a che fare con il gioco d'azzardo classico, perchè richiede grandi capacità e disciplina" ha commentato in risposta  Fabrizio Crimi, coproduttore del film e imprenditore con il marchio Betpro.it, specializzato proprio nel gaming on-line.

E come dargli torto, poiché in fondo non è nemmeno una storia tanto fuorviante per i virgulti, narra infatti le vicende di due fratelli: il più grande, Tony, è un fanatico dei film sulla mala americana, l'altro, Filo, è un genio introverso e scontroso. I due cercheranno di vincere tanti soldi (al poker appunto) per pagare le cure alla sorella malata. 

Con questa logica avrebbero dovuto censurare anche il bellissimo Rain Man con Dustin Hoffman e Tom Cruise.

L'assurdo è che un film possa creare problemi quando non lo creano tutte le pubblicità di superenalotto e compari che, a differenza del poker, sono veramente giochi d'azzardo dipendendo in modo praticamente totale dalla forunta; nel poker invece, come in ogni gioco di carte a parte pochi solitari, conta l'abilità del giocatore.

Quindi se ti rovini al superenalotto sei un idiota, se ti rovini al poker sei un'idiota comunque ma almeno puoi dire che è colpa tua che hai giocato male!

Viene il dubbio che cerchino di scoraggiare giochi diversi dalle lotterie di stato perché sono più difficili da tassare... 
 

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