Gioco compulsivo, sempre più al femminile


Dal convegno "Il gioco d'azzardo patologico: dalla pratica clinica alla ricerca", oganizzato dal  Ser.T. Piana di Lucca dell'Azienda Asl 2 è emerso che sono sempre di più le donne che arrivano a pensare al suicidio a causa dei disturbi correlati ad un utilizzo compulsivo del gioco d'azzardo

Circa nel (1-3%) dei soggetti analizzati la passione per la settimanale colonna del Superenalotto (o in generale per l'utilizzo in "modica quantità" del gioco d'azzardo) può assumere tutte le caratteristiche dei distrubi psicologici di una dipendenza più grave (come potrebbe essere ad esempio la dipendenza da stupefacenti) con effetti normalmente catastrofici a livello familiare, relazionale e professionale. Già da molti anni sono conosciuti gli effetti di un'eccessivo in teresse per il gioco d'azzardo e secondo quanto emerso dal seminario coloro che più facilmenente cadono nel baratro del gioco complusivo sono soggetti con una soglia della percezione dell'emozione più alta degli altri; hanno cioè bisogno di stimili più forti per provare la stessa ebrezza di alti. Per semplificare al massimo come se una persona avesse bisogno di 3 litri di vodka per ubriacarsi, con conseguenze facilmente immaginabili sul fegato. Generalmente a questa predisposizione si affiancano vulnerabilità socio-relazionali, desiderio di sfuggire alla quotidianità e impulsi che danno la spinta necessaria a cadere nella spirale del gioco compulsivo.

Secondo gli organizzatori "il dato che emerge con maggiore evidenza è che se fino a qualche anno fa la dipendenza dal gioco era una prerogativa quasi esclusivamente maschile, oggi le cose sembrano essere cambiate e sono sempre di più le donne che, magari iniziando a giocare in modo misurato con Lotto e Superenalotto, passano poi ai videopoker ed iniziano a giocare in modo compulsivo, finendo in una spirale che le porta sempre più in basso".

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